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Il tempo e la memoria: mappe e documenti sulla presenza dei tedeschi ad Acate nel 1943

Il tempo e la memoria Cammarana
Il territorio di Acate – Antica Biscari è un grande quaderno che fornisce sempre ulteriori appunti allo storico per una nuova e più dettagliata ricostruzione di fatti episodi avvenimenti del biennio 1943/1945.
Su questa strada difficile e impervia, ma senza dubbio affascinante, come ogni ambito di ricerca che richieda abnegazione ed impegno costante, si sono posti nel tempo diversi ricercatori.
Tra costoro Ignazio Albani, Domenico Anfora, Andrea Augello, Fabrizio Carloni, Gianfranco Ciriacono, Salvatore Cultraro, Emanuele Ferrera, Gaetano Masaracchio, Piero Occhipinti, Stefano Pepi, lo Scrivente.
Stefano Pepi, tenace ricercatore di materiale storico, è venuto ultimamente in possesso di una cartina dell’istituto Geografico Militare, riferentesi ad una parte del territorio compreso tra Acate e Vittoria, Comiso e Caltagirone, che ha attirato subito la mia attenzione e per la quale abbiamo chiesto la consulenza dell’ingegnere Fedele Ferlante.
Nella mappa, che ritengo molto particolareggiata, perché si possono
leggere gli appezzamenti di terreno, le strade comunali provinciali statali, le case rurali cadenti e in buone condizioni, le trazzere regie e
repubblicane, è messo in rilievo, in prossimità dello stradale Acate-Vittoria, un dettaglio che ha richiamato alla memoria un cruento episodio di guerra, di cui mi ero occupato quest’anno e che è stato attenzionato a livello mondiale, che ha attirato parecchi ricercatori e che ha come titolo “Quel caseggiato rurale di contrada Casazza testimone della storia che abbiamo visto con i nostri occhi”.

Hauptman Paulus
Oltre alla mappa, Stefano Pepi è entrato in possesso di un altro documento di notevole rilevanza e validità storica riguardante il Battaglione di Ricognizione della Panzer Division Hermann Goering (Aufklarungs-Abteilung 1 Hermann Goering) agli ordini del Capitano Hauptmann Paulus, dislocato a Caltagirone presso il Comando di Divisione e che, nei giorni precedenti il 10 luglio 1943, si trovava tra Acate e Vittoria con campo nelle contrade Baucino e Casazza.
Si tratta, forse, della formazione militare tedesca che, nella notte tra il 9 e il 10 luglio, ingaggiò un duro scontro a fuoco con i paracadutisti americani, il cui aereo C47 Dakota, colpito da “Fire Friend” (Fuoco Amico) precipitò in prossimità del caseggiato rurale di contrada Casazza a ridosso dello stradale Acate-Vittoria?
Il documento trovato da Stefano Pepi lo fa supporre, perché in contrada Casazza non c’erano altri militari tedeschi oltre quelli del Comandante Hauptmann Paulus, che alcuni giorni prima dello sbarco Anglo-Americano avevano pattugliato il territorio compreso tra Acate-Vittoria. L’essere in possesso della cartina dell’Istituto Geografico Militare e del documento relativo alla presenza del Battaglione di Ricognizione della Panzer Division Hermann Goering (Aufklarungs-Abteilung 1 Hermann Goering) e del capitello 504HG>179 U.S. situato all’interno del caseggiato rurale di contrada Casazza induce Stefano Pepi, Domenico Anfora, Giovanni Iacono e me a recarci ancora una volta sul posto e a visitare il Pilone o Edicola Votiva eretto a San Patrizio a memoria dei caduti americani.
Il caldo è opprimente non essendoci alito alcuno di vento, è un caldo afoso umido appiccicaticcio che incolla i pur leggeri indumenti al nostro corpo. La vegetazione è molto diversa da come la lasciammo-verde e vegeta, anche se spontanea e selvaggia – quest’inverno. L’erba è alta e secca e di colore giallo oro, punte di spighe di falso grano s’infilano nei nostri calzini, provocando fastidiose anche se inoffensive punture. Eppure Stefano Pepi, Domenico Anfora, Giovanni Iacono e io camminiamo ancora in questo luogo, calpestando fantasmi di orme di scarponi militari tedeschi e americani, che, oltre settant’anni addietro, aderirono pesantemente al terreno, mentre verdi lucertole si rosolano al sole indifferenti della nostra presenza, interminabili fila di laboriose formiche con granelli in bocca spariscono in piccolissimi concavi avvallamenti per riapparire più avanti su lievi rialzi del terreno e il nero coleottero stercorario – quasi facendosi beffe di noi – lascia una sottile riga e una minuscola pallottola di cacca tra l’erba secca e la terra riarsa.
Le acque della spiaggia di Macconi, che già intravedemmo quest’inverno e visibili come nel lontano 1943, mandano sempre un continuo stupefacente scintillìo; Monte Calvo ci osserva senza farci arrivare granate americane di Cannoni e di Carri Armati; l’Etna ha la cima questa volta sgombra di neve; la Chiesa della Matrice di Acate continua come da sempre, a fare le corna al visitatore e all’osservatore inducendolo a un bonario sorriso; l’aeroporto di Comiso, risorto a nuova vita ha il nome di Pio La Torre, ritenuto dai politici non solo moderno democratico progressista, ma anche più aderente e consono alla realtà della Sicilia del 2000, lasciando nell’oblio quello del Generale Vincenzo Magliocco della Brigata Aerea della Regia Aeronautica.

Mappa Acate contrada Cassazza
Ma a noi, che siamo ritornati in questo luogo con il semplice desiderio di visitarlo una volta ancora, ci avvince e ci avvinghia sempre più il silenzio, un silenzio metafisico che lo circonda e lo avvolge, proprio di una terra che sembra avere fatto dell’assenza di ogni rumore il proprio emblema, molto simile in questo ai cimiteri di campagna della vecchia Inghilterra. Come non ricordare “Elegy written in a Country Churchyard ” (Elegia scritta in un cimitero di campagna) del preromantico Thomas Gray? Il tempo logora la memoria nei confronti dei militari morti in guerra, mentre l’alterna fortuna delle idee politiche induce spesso gli uomini a oltraggiarne o a dimenticarne le tombe e i nomi. Ma, di fronte a questo Pilone o Edicola Votiva a San Patrizio, noi sentiamo il dovere civile e il bisogno umano di inchinarci ancora una volta, così come ci inchiniamo di fronte ai nostri morti italiani e ai morti dei nostri alleati tedeschi del secondo conflitto mondiale. Senza per questo condannare coloro che, per opposte ragioni e forti di una libera scelta ideologica, dissero si al Comitato di Liberazione Nazionale o alla Repubblica Sociale Italiana e che combatterono e morirono per le idee in cui credevano allo scopo di risollevare il nome dell’Italia dall’abisso in cui era caduto.
Dopo il tradimento del re?
Non tocca a noi stabilire se quello del re fu un tradimento o un atto
necessario, ma allo storico, quando diversi lustri saranno trascorsi dal già lontano 8 settembre 1943, e lo storico vaglierà il fatto dopo averlo sfrondato dalle passioni politiche che spingono ad esacerbate valutazioni e a verità, spesso assurde.
Visibilmente commossi, lasciamo sia l’Edicola votiva sia il caseggiato rurale, raggiungiamo lo stradale Acate-Vittoria proprio in un momento in cui il nostro animo non è turbato dal passaggio di macchine o da altri rumori. E passo dopo passo ci facciamo assorbire dalla vita quotidiana della comunità del mondo nuovo nato dalla seconda guerra mondiale.

Antonio Cammarana

Quel caseggiato di Contrada Casazza testimone della storia che vedemmo con i nostri occhi

Antonio Cammarana

Verso la fine degli Anni Cinquanta, ogni mattina, assieme a tanti ragazzi e ragazze della mia età, con l’autobus dell’AST, che da Acate ci portava a Vittoria, raggiungevo la Scuola Media Statale “Vittoria Colonna”.

Contrada Casazza Acate 1
Appena un chilometro oltre il centro abitato, in contrada Casazza, alla mia destra, vedevo una trazzera che recava a un complesso di case rurali, di cui si scorgevano le tegole dei tetti e parte delle mura. Proprio all’inizio del sentiero di campagna c’era una struttura a forma di piramide d’imprecisato materiale, che poggiava su quattro grossi tubi di ferro e che aveva al suo vertice una croce.

Contrada Casazza Acate 2
Per otto anni di seguito, tranne le domeniche e i giorni di vacanza, vidi, due volte al giorno, questa scheletrica ed enigmatica costruzione, immaginando spesso che fosse un posto di guardia per consentire o vietare l’accesso al casale; per otto anni di seguito, almeno una o due volte la settimana, sentii la voce del bigliettaio dell’autobus dire al collega conduttore di fermare il mezzo per fare salire o scendere diverse persone che andavano o venivano da lì. Dopo le Medie e le Superiori non salii più sul mezzo pubblico per Vittoria, gli studi universitari mi portarono a Catania, l’insegnamento mi catapultò in Piemonte a Chieri, a Beinasco, a Carmagnola, a Torino. Non dimenticai però la piramide con la croce, né la trazzera che portava al caseggiato di campagna, che rividi quando, tornato nella mia terra di Sicilia, in macchina da Acate-antica Biscari mi recavo a Vittoria. Nel giugno del 2013, l’amico Stefano Pepi mi fece dono del volume “Obiettivo Biscari” sullo sbarco anglo americano in Sicilia del luglio 1943, scritto assieme a Domenico Anfora e con la Prefazione di Giovanni Iacono per la Casa Editrice Mursia di Milano. L’introduzione al testo, firmata dai due Autori, mi fece tornare indietro nel tempo ai miei undici anni, allorquando in autobus passavo in Contrada Casazza e vedevo la piramide e la grande costruzione. Dopo la presentazione del libro alla Società Operaia di Mutuo Soccorso “Giuseppe Garibaldi” del mio Paese, chiesi a Stefano di poter visitare il terreno e il fabbricato, chiamato Case Paternò di Contrada Casazza, da qualche anno acquistati dai suoi genitori. Fu in un pomeriggio di febbraio del 2014 che Stefano Pepi, Domenico Anfora, Giovanni Iacono e io raggiungemmo il posto. Così vidi da vicino quello che ritengo un monumento alla memoria eretto sia dai proprietari e dai contadini del luogo, sia dai soldati americani che da Vittoria (la prima città della Sicilia che si arrese agli Alleati) avanzavano verso Acate:
quattro grossi pali di ferro ormai arrugginiti – uno di essi corroso in tutta la parte mediana – sorreggono la cupola a piramide al cui vertice sta una croce ricavata da tubi di alluminio con otto buchi, quattro in orizzontale e quattro in verticale. Dalle testimonianze rilasciate dai proprietari a Stefano e ai suoi familiari attraverso i fori era avvitato alla croce un simbolo religioso celtico irlandese. Sotto la tettoia a forma piramidale, per molti anni, ci fu una statua di pietra raffigurante San Patrizio, protettore dell’Irlanda e degli americani di origine irlandese. Alla base dei quattro lati di questa copertura ci sono dei perni, che sorreggevano strutture contenenti vasi per fiori. E questo spiega, secondo quanto mi dice Stefano, il pellegrinaggio di persone del posto che, per anni, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, continuarono a portare mazzi di fiori. Siamo nel territorio di Vittoria, ci troviamo ad appena un chilometro sia da Acate, sia da Monte Calvo. I militari tedeschi, che erano stanziati nel caseggiato, nell’imminenza dell’invasione anglo-americana della Sicilia, avevano in dotazione una batteria antiaerea, oltre all’armamento tipo di un avamposto germanico in zona di guerra. Il luogo era stato scelto in base alla sua posizione strategica, che consentiva ai tedeschi di controllare Acate, Comiso e il suo aeroporto, il litorale di Macconi fino alla foce del fiume Dirillo e Monte Calvo.
Ci avviciniamo Pepi, Anfora, Iacono ed io al rustico, che copre un’area di tremila metri quadrati e che si presenta subito, ora che vi siamo vicini, come un antico casale fortificato a forma di ferro di cavallo con palazzo padronale o pars dominica, corte interna con pozzo per l’acqua, palmenti per la raccolta delle uve e delle olive da trasformare in loco in vino e in olio, magazzini per il frumento e altri prodotti della terra, stalle per gli animali, laboratori con i principali mestieri per produrre strumenti di lavoro e manufatti della vita quotidiana. Insomma una curtis vera e propria, non medioevale, ma moderna, con sistema economico chiuso e aperto, in cui si produceva ciò che era necessario per il consumo interno e per gli scambi con l’esterno.

Contrada Casazza Acate 3
La corte interna o baglio ha una struttura quadrangolare, in parte saccheggiata da ignoti visitatori diurni e notturni. Immediatamente alla sinistra della scala di pietra, che permette di accedere alla parte padronale, troviamo un capitello con la scritta 1765 VO I> 46. In un altro capitello non molto distante dal primo, un’altra scritta <<904 HG> 179° U.S.>>.

Contrada Casazza Acate 4
Nel 1943, il 10 luglio, un aereo americano con paracadutisti, di cui molti feriti, colpito dal fuoco proveniente da navi amiche, precipitò a cento metri dall’ingresso del caseggiato. Come se fossero caduti vicino ad una fossa di leoni o ad una tana di lupi, i paracadutisti diventarono bersaglio della batteria tedesca. I soldati e gli ufficiali dello zio Sam, che riuscirono ad uscire dal velivolo, risposero al fuoco nemico, ingaggiando una dura battaglia, anche se alla fine morirono tutti.

Contrada Casazza Acate 5
Ancora oggi è possibile trovare rottami dell’aereo, bossoli di mitragliatrici e di K98 MAUSER tedeschi, nonché bossoli e proiettili di Garand americani.
Tutto quello che era in dotazione dei militari statunitensi: cassette, stoffe di paracadute, taniche, borracce, mitra, fucili, baionette, bombe a mano vennero trafugati o trasformati dai contadini e dai proprietari del luogo in oggetti d’uso personale casalingo e campagnolo.
Pepi, Anfora, Iacono ed io lasciamo lo spazio chiuso, ancora una volta
facciamo il giro di tutto il complesso di Case Paternò. Comiso è davanti a noi con il suo aeroporto; alla sua sinistra vedo, in tutta la sua magnificenza e possanza, il vulcano dell’Etna imbiancato di candida neve; Acate con la sua Chiesa Madre e i suoi campanili, che da sempre fanno corna beffarde al visitatore, ed il cinquecentesco Castello dei Principi di Biscari; ed ancora le acque luccicanti della marina di Macconi e l’altura di Monte Calvo, da dove gli americani, che provenivano da Vittoria, cannoneggiarono per l’ultima volta Acate, ormai abbandonata dalle truppe italo-tedesche in ritirata; e da cui si mossero, per salvare il paese dal fuoco statunitense, “il profugo d’Africa, cav. Luigi Fidone, discreto conoscitore della lingua inglese; il calzolaio Giovanni Gallo; il giovane sacerdote Biagio Mezzasalma”.
Esterna ed indipendente dalla costruzione si presenta a noi ciò che rimane della secentesca chiesetta, che doveva avere una estensione,
stando ai modesti ruderi che osserviamo, di sessanta metri quadrati e quindi capace di ospitare per le funzioni religiose la popolazione contadina e padronale del luogo.
Dalle ricerche effettuate e dalle testimonianze avute dalla famiglia Pepi la chiesetta fu abbattuta dalle batterie americane, che bombardavano Acate da Monte Calvo.
Il sole comincia a calare, nel dolce declino i suoi raggi non offendono più gli occhi, mentre permettono di osservare, in tutto il suo verde brillante di questo inverno piovosissimo, l’erba di tutta la campagna circostante. Pepi, Anfora e Iacono sono visibilmente soddisfatti di avermi fatto visitare questo luogo, che fu teatro di un cruento e sanguinoso episodio di guerra, e in cui scaturì un’accesa lite verbale tra Anfora e Pepi, che si trasformò in una solida amicizia e aprì la strada alla stesura di un testo che apporta nuovi dati e notizie sullo sbarco anglo-americano in Sicilia.
Da parte mia sono lieto di avere trascorso un pomeriggio, che ha arricchito il mio bagaglio culturale con la conoscenza di un luogo storico della Seconda Guerra Mondiale, con gli autori di “Obiettivo Biscari”. Ho calpestato un pezzo di terra da tempo figlia del silenzio, che custodisce il lontano tuono dei cannoni americani e il crepitio delle mitragliatrici tedesche, un luogo dove ancora ai fortunati visitatori potrà succedere di trovare qua e là bossoli schegge e arrugginiti rimasugli di rottami di armi e di mezzi, che furono portatori di dolore di morte di desolazione.
Mi fermo ancora a guardare la piramide e la croce con gli otto buchi, gli amici mi dicono che dovrebbero essere interessate le autorità militari statunitensi per il recupero e il restauro dell’edicola storica innalzata a San Patrizio. Io abbasso la testa, in segno di assenso, poi a parole riesco a proferire che sì, questa è la cosa più giusta da fare. L’esercito degli Stati Uniti sa onorare tutti i propri soldati in qualunque parte della terra essi combattono e muoiono. Noi, forse, lo sapremo fare in un futuro vicino o lontano, quando, sopra i morti delle nostre guerre, non sarà più buttato il fango delle ideologie politiche.

Prof. Antonio Cammarana
Via Duca D’Aosta n. 58
Tel. 0932874261 – C.A.P. 97011 Acate (RG)