Il lavatoio di contrada Canale: Cammarana e Cultraro presentano il Quaderno della “Biblioteca dell’antica Biscari e della valle dell’Acate”


Lavatoio circolo conversazione acate

“Il Lavatoio di contrada Canale, luogo d’incontro e simbolo del duro lavoro quotidiano”. E’ questo il titolo del Primo Quaderno della Biblioteca dell’Antica Biscari e della Valle dell’Acate, pubblicato dal professore e storico Antonio Cammarana e dal giornalista pubblicista e studioso del territorio Salvatore Cultraro.
Il volumetto è stato presentato, nel corso di una manifestazione patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Acate, tenutasi venerdì 27 dicembre 2013 nei locali dello storico Circolo di Conversazione di Piazza Libertà, alla presenza di un folto ed attento pubblico. “Il lavoro – frutto di una minuziosa ricerca storica a seguito del ritrovamento sia delle tavole del progetto originario del 1910, redatto dal perito agronomo di Niscemi, Rosario Cavalieri Iacono; sia della richiesta all’Autorità competente, in data 10 novembre 1910, del dottor Francesco Licitra, Ufficiale Sanitario di Biscari; sia della relazione del Regio Commissario Straordinario Gianani Giovanni, pronunciata nella seduta del nuovo consiglio comunale di Biscari in data 5 febbraio 1911 – vuole essere, come hanno spiegato gli Autori, il punto di partenza per la realizzazione di un successivo percorso storico, didattico, paesaggistico ed archeologico, che avrà il suo fulcro nella contrada Canale e nella splendida valle dell’Acate”.

Il professore Antonio Cammarana, nel corso del suo intervento, ha messo in evidenza che “lo studio monografico, Il Lavatoio di contrada Canale, si presenta come documentazione d’epoca, vagliata con il rigore dell’indagine metodologica volta a penetrare, all’interno del tempo storico esaminato, il mondo umano nella sua concreta e sofferente realtà esistenziale; punto di partenza di un progetto di rivalorizzazione e di salvaguardia di quei valori paesaggistici, che rischiano di essere cancellati per sempre ed infine strumento di cultura pluridirezionale, perché, attraverso un itinerario non solo storico, ma anche di forte valenza didattica, rivolto agli studenti, ai giovani, agli appassionati di storia locale del nostro paese, consentirà il raggiungimento di obiettivi validi sul piano scolastico e l’assimilazione di conoscenze, che andando oltre l’utilizzazione immediata, costituiscono una solida base di conoscenze per il futuro”.
Il Lavatoio Comunale, quale luogo d’incontro e di duro lavoro quotidiano per le donne di Biscari, è stato il tema centrale dell’intervento dell’altro autore del volumetto, il giornalista pubblicista Salvatore Cultraro. “Non è raro vedere in quadri, stampe e fotografie dell’Ottocento e dei Primi del Novecento- ha sottolineato Cultraro- immagini di donne piegate, curve su pietre intorno a grandi vasche o a canali di acqua intente a lavare panni. Probabilmente un tributo da parte degli artisti per sottolineare che, pur nella fatica quotidiana, quelle figure erano donne prima che lavandaie. Ormai grazie all’avvento delle lavatrici, sempre più sofisticate, lo sforzo più grande che oggi si può fare è quello di caricarle e successivamente stendere ad asciugare gli indumenti. Eppure vi fu un momento in cui la costruzione di un lavatoio pubblico coperto era percepita da una comunità come una irrinunciabile conquista sociale. Le antiche lavandaie non avevano la lavatrice in casa e non avevano l’acqua corrente. Però avevano le vasche di zinco. Già pesanti da vuote, se le appoggiavano su un fianco, colme sino al bordo e partivano per il lavatoio. Un grande lavatoio comunale si trovava anche a Biscari, in contrada Canale, dove le nostre lavandaie arrivavano spesso, subito dopo il levar del sole. Costrette a lavare gomito a gomito, non mancavano ogni tanto i litigi per questioni di spazio.
Altre cantavano, pettegolavano, commentavano i vari avvenimenti paesani. Un quotidiano di tribolazioni e di miseria affrontato con realismo e coraggio che rendeva le nostre lavandaie un pò dure, animose mai vittime”.

Lavatoio circolo conversazione acate  Giovanni Pignato

Parole di elogio, per il lavoro dei due storici-ricercatori, sono state espresse dal presidente del Circolo di Conversazione, professore Giovanni Pignato, dopo aver ringraziato e salutato i numerosissimi presenti, comprese le autorità istituzionali e la stampa, per aver preso parte al decimo ed ultimo incontro culturale organizzato nel 2013 dallo storico Circolo di Conversazione. “I nostri relatori di oggi-ha sottolineato il professore Pignato- illustreranno gli usi e i costumi di un tempo lontano e di un luogo distante dal centro abitato, da raggiungere spesso a piedi, ma che era punto d’incontro per donne ed uomini, simbolo del duro lavoro quotidiano”.
“L’importanza di questo lavoro di ricerca, realizzato in un particolare momento di totale sconforto per le conseguenze della preoccupante crisi economica che ci attanaglia”, è stata evidenziata nel suo intervento, dal sindaco di Acate, Francesco Raffo. “Con questo lavoro sul Lavatoio Comunale di contrada Canale- ha dichiarato il primo cittadino, rivolgendosi agli autori del volumetto-ci state insegnando ad amare nuovamente i luoghi legati alle nostre origini, spesso intrisi di ricordi tristi di duro lavoro e di sofferenza”.

La recente riscoperta e rivalutazione di importanti monumenti del nostro passato è stata evidenziata dall’assessore alla Cultura, Luigi Denaro. “E’ dal 1950- ha dichiarato visibilmente amareggiato, il dottor Denaro- che Acate viene deturpata e derubata di tutti i suoi beni culturali ed artistici. Dagli anni Novanta fino ai nostri giorni c’è stato solo qualche intervento sul territorio, che ha riportato alla luce monumenti importanti del nostro passato per iniziativa di alcuni volenterosi tra cui il sottoscritto ed il Parroco don Rosario Di Martino”. Quindi il titolare della delega alla Cultura ha concluso auspicando che “anche il Lavatoio Comunale possa essere restaurato eventualmente con fondi o collette private”.
“Quello che più mi ha colpito di questa pregevole ricerca storico fotografica- ha invece dichiarato la scrittrice Teresa Carrubba nel suo intervento- non è solo l’impegno o l’argomento che tratta, e che la rende degna di merito, ma l’angolo visuale che la connota, soprattutto per una semplice condivisione di punti di vista. Il taglio metodologico, infatti, a me sembra motivato da ragioni etiche e storiografiche, che fanno rivivere in tutti noi sentimenti sopiti, mai dimenticati”. Quindi la scrittrice ha rievocato commoventi ricordi legati alla figura del padre Gabriele (egli stava come sospeso tra il ricordo e il rimpianto nostalgico di quelle allegre scampagnate fatte nel giardino di proprietà della famiglia, che si trovava a due passi dal lavatoio, e dove erano soliti riunirsi i fratelli Carrubba quando gli impegni di lavoro lo consentivano. I suoi ricordi mi offrivano una chiave per aprire altri ricordi: i miei, una carrellata di avvenimenti in cui mi rivedevo bambina in giro per il lavatoio che già mostrava i segni dell’abbandono), ed ai suoi contatti con il pittore Biagio Carpinteri, che nel corso della serata ha esposto al Circolo alcune delle sue recenti opere, contatti che portarono alla realizzazione del bellissimo dipinto, un olio su tela, ordinato proprio da Gabriele Carrubba, raffigurante una ricostruzione della contrada “Canale” con la presenza di alcuni membri della sua famiglia.
Dipinto che Antonio Cammarana e Salvatore Cultraro hanno voluto inserire come preziosa immagine di copertina nel loro lavoro.
A conclusione dei lavori un breve intervento della professoressa Maria Giovanna Baglieri, la quale ha ricordato le sue iniziative finalizzate al recupero e restauro del Lavatoio Pubblico all’epoca della sua esperienza amministrativa quale assessore alla Cultura nella giunta Battaglia. Quindi, prima del momento di festa conclusivo, per il tradizionale scambio di auguri di fine anno, il presidente del Circolo di Conversazione ha voluto consegnare a tutti i relatori un prestigioso attestato, in ricordo dell’Evento storico.

Redazione

“Obiettivo Biscari”. Il saggio di Anfora e Pepi presentato da Antonio Cammarana alla Società Operaia

Obiettivo Biscari
Sabato 30 novembre, nei locali dello storico sodalizio, “Società Operaia di Mutuo Soccorso ” di Acate, fondato nel 1869, ho avuto l’onore di presentare il saggio storico “Obiettivo Biscari: 9-14 luglio 1943. Dal Ponte Dirillo all’Aeroporto 504” di Domenico Anfora e Stefano Pepi, pubblicato dalla Casa Editrice Mursia di Milano, “che sta compiendo un lavoro egregio di analisi dei fatti realmente accaduti durante l’invasione alleata”;
segnalato e recensito da diverse testate giornalistiche da “La Sicilia” al “Giornale di Sicilia”, da “Libero” al “Giornale”, da “Il Fatto Quotidiano” a “La Repubblica” a “Rinascita”, a “Il Secolo d’Italia”, al “The Times” di Londra.
In qualità di coordinatore della serata ho evidenziato che il volume ha meriti e punti di forza: ci accompagna a rivivere i luoghi, i volti, le vicende drammatiche, gli scontri cruenti; mette in risalto che, tra la sera del 9 e la mattina del 14 luglio 1943, “si scatenò una sanguinosa battaglia nel triangolo di Ponte Dirillo-Vittoria-Santo Pietro di Caltagirone, con epicentro la cittadina di Acate”; ci offre una documentazione storica attendibile che – oltre alle uccisioni di prigionieri di guerra e di civili che, già conosciamo da precedenti pubblicazioni – fa luce sulla strage dei Carabinieri compiuta dagli Americani a Passo di Piazza e sulla strage di militari italiani e tedeschi compiuta sempre dagli Americani all’Aeroporto di Comiso; si fregia, inoltre, dell’autorevole Prefazione del Tenente Colonnello, Dottor Giovanni Iacono, il quale definisce il libro “una pietra miliare nella ricostruzione storica della battaglia di Sicilia del luglio-agosto 1943”.
Ho dato, poi, la parola al Presidente Saverio Caruso, che si è detto orgoglioso di ospitare un evento di così notevole interesse culturale.
“L’invasione del territorio di Acate da parte delle truppe americane – ha riferito – l’ho vissuta da testimone oculare, anche se all’epoca avevo circa 9 anni. Mi ricordo delle bombe sganciate nel paese e delle violente esplosioni che provocarono diversi morti e feriti, generando grande panico tra la popolazione. Sono più che convinto che il bombardamento fu effettuato per la presenza di due camion tedeschi fermi nella strada principale del paese, tra via XX Settembre e via Roma”.
A seguire l’intervento del Sindaco Franco Raffo, il quale si è complimentato con gli autori del libro per aver fornito ancora un frammento di storia e di vita della nostra cittadina nelle atrocità della guerra.
Il Tenente Colonnello Giovanni Iacono, poi, si è soffermato sugli scontri che hanno avuto luogo “nelle vicinanze del bivio di Biscari, lungo la Statale 115, in località Biazzo; e nella “mossa a tenaglia” di “due battaglioni verso Biscari, uno da Sud, cioè dalla strada che va verso la SS 115, ed un altro da Est, proveniente da Vittoria e che si trovava già attestata nella zona di Monte Calvo”, da dove “bombardava il paese credendolo presidiato dalle truppe tedesche, che in realtà si ritiravano verso Caltagirone”, dopo avere lasciato “tra le retroguardie un carro armato Tigre, che muoveva lungo Corso Indipendenza e che sparava sia verso gli Americani provenienti dalla SS 115, sia verso quelli provenienti da Vittoria. Forse a salvare Biscari dai bombardamenti americani furono alcuni coraggiosi cittadini che andarono incontro al Gen. Mc Lain, che stava comandando l’attacco, il sig. Luigi Fidone, discreto conoscitore della lingua inglese, il calzolaio Giovanni Gallo ed il giovane sacerdote Biagio Mezzasalma. Questi, a rischio della propria vita, s’incamminarono verso la chianata a Serra, che corrisponde dove c’è la rotonda andando per Vittoria, venendo fermati dagli Americani ai quali comunicarono che dentro il paese erano rimasti solo pochissimi tedeschi e che erano in fase di ritirata. Li pregarono di smettere quindi il bombardamento del paese. Non fidandosi gli Americani li fecero salire su una Jeep e li tennero come ostaggi, mentre le compagnie si avviavano verso il centro abitato. Vi furono delle scaramucce contro gli ultimi soldati tedeschi che si erano attardati nella ritirata, ma alle venti Biscari era in mano americana”.
Tra i presenti anche il signor Cesare Pompilio, che ha rievocato, con viva commozione, con la sua testimonianza diretta di ragazzino di 9 anni, episodi di guerra che offrivano uno spettacolo allucinante, di morti orrendamente mutilati tra grida e lamenti dei sopravvissuti. Purtroppo non mancò, tra tanto disastro, chi cercò di approfittare della situazione con indegni atti di sciacallaggio, tra le rovine delle case bombardate o abbandonate, alla ricerca di denaro e di effetti personali.  Il volume, ha affermato Stefano Pepi nel suo intervento, è nato per caso, quando davanti al casale di sua proprietà, nel territorio di Vittoria, in località Casazza, vede aggirarsi Domenico Anfora attratto da alcuni particolari (presenza di varie feritoie rivolte verso la strada) e da una iscrizione su “un capitello di una delle entrate di destra sul quale vi era inciso 179° U.S.”, che gli destano curiosità.
Dopo un primo malinteso e lo scambio di reciproci chiarimenti, tra i due nasce una forte sinergia. E’ l’inizio di una grande amicizia e di una valida collaborazione tra la consolidata esperienza di serio ricercatore storico vizzinese e ” l’uomo entusiasta col fiuto dell’investigatore”. Un unico denominatore comune: la passione per la ricerca storica sugli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale e l’amore per la verità. Da qui i motivi che hanno spinto Domenico Anfora e Stefano Pepi a cimentarsi in un “lavoro di ricerca, d’indagine, di studio sulla battaglia di Biscari, che insanguinò il territorio compreso tra Acate, Niscemi, Ponte Dirillo, Vittoria”. Una impresa entusiasmante e interessante – aggiunge Domenico Anfora nel suo intervento – che nasce “sul campo”, ispezionando luoghi, consultando archivi, interagendo con le cronache del tempo, ricercando documenti inediti, intervistando testimoni. Indimenticabile l’incontro con Riccardo Mangano, pronipote del Podestà di Acate, Giuseppe Mangano, che insieme al figlio Valerio e al fratello Tenente Medico Ernesto, fu vittima di una strage perpetrata dagli Americani a Vittoria.

Antonio Cammarana