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ANGELI – Una ballata lirica dedicata a Giuseppe Gulotta, libero dopo vent’anni

Giuseppe Gulotta

Giuseppe Gulotta, che ha trascorso – incolpevole – oltre vent’anni in carcere, imputato al processo di revisione per la strage di Alcamo Marina in cui vennero uccisi due carabinieri il 27 gennaio 1976, è stato assolto dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, è stato restituito alla libertà.

ANGELI
Viene il tempo in cui il poeta
canta il ritorno del divino
nel mondo.
A.C.

Silenziosa la sorgente ruscèlla,
vicino a me
sopra una pietra del bosco seduto,
mentre pianti lontani di giustizia
portati dal vento
il mio cuore ascolta,
mentre scie luminose
i miei occhi vedono passare
e le ali già mettono all’umana
nostalgia del divino.

Non so
cosa vogliano dire
i punti di luce dentro celle buie,
scie luminose attorno alle nere carceri.
Udii
parlare di angeli,
splendenti di luce dal cielo
discendono,
chi,
condanne ingiuste patisce,
nel silenzio della notte,
soccorrono.

Limpida acqua dalla sorgente ruscèlla,
vicino a me
sopra una pietra del bosco seduto,
vicino a me
pianti lontani di giustizia
portati dal vento
il mio cuore ha sentito;
vicino a me
scie luminose
i miei occhi hanno visto passare
e le ali hanno messo all’umana
nostalgia del divino.

Punti di luce,
dentro celle buie dei carcerati
incolpevoli,
aleggiano,
scie luminose
le nere carceri tutte
circondano,
punti di luce
scie luminose
di angeli più dell’oro splendenti,
punti di luce
scie luminose di angeli
le ali già mettono all’umana
nostalgia del divino
nella terra universa.

Si spengono i punti di luce
dentro le celle buie,
dalle nere carceri
s’alzano scie luminose,
sulla soglia dei luoghi di pena
stanno i carcerati incolpevoli
liberi.
Cantano,
vicino a me
sopra una pietra del bosco seduto,
mentre silenziosa la sorgente ruscèlla,
l’usignolo e l’allodola,
la capinera e il passero,
veloce corre la gazzella,
la segue il cerbiatto,
saltella il coniglio,
si muove il tasso.
Guardano, nel cielo lontano,
i carcerati incolpevoli
liberi
le scie luminose
che angeli precedono e seguono,
angeli
splendenti di luce
che al cielo ascendono,
angeli
splendenti di luce
che dal cielo discesero
per soccorrere,
nel silenzio della notte,
chi
le condanne ingiuste patì
con dolore profondo.

Quieta la sorgente ruscèlla,
vicino a me
sopra una pietra del bosco seduto,
mentre guardo dentro il mio cuore
che le ali già mette all’umana
nostalgia del divino,
mentre ascolto il canto
dell’usignolo e dell’allodola,
della capinera e del passero,
mentre guardo la corsa
della gazzella e del cerbiatto,
i salti del coniglio,
i movimenti del tasso,
mentre il vento mi bagna
con le lacrime felici
dei carcerati incolpevoli,
che al mondo annunziano,
con la riacquistata libertà,
il ritorno di Dio sulla terra universa
per mezzo del canto puro del poeta.

Antonio Cammarana